Avrint, un balcone bianco sulla Carnia

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         29 gen 2021 17:59
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AVRINT,

UN BALCONE BIANCO SULLA CARNIA


L’atmosfera invernale è quella che amo per immergermi in quel mondo ovattato che sembra uscire direttamente da alcune fotografie in bianco e nero. Perché la stagione fredda porta con sé contrasti forti e vigorosi, emozioni che si vivono a fondo solo se disposti a faticare un po' e a sostenere qualche sacrificio, che puntualmente verrà ripagato lungo il cammino, strada facendo; dorsali di contrasti dove i colori sono assenti, le ombre stinte scappano da luci, spesso, abbaglianti.
Uno dei modi che preferisco per entrare pienamente nell’atmosfera che mi circonda è quello di calzare un paio di ciaspole percorrendo sentieri che si perdono tra le palizzate ornate di bianco dei nostri boschi e gli sguardi curiosi degli animali selvatici che, magari da dietro una roccia nel bosco, osservano ogni tuo movimento con la curiosità di un bimbo che gioca con la neve per la prima volta. 
La neve, un elemento così unico e indescrivibile! 
Questa uscita è sempre nella mia lista appena l’inverno arriva in Carnia, per la comodità d’accesso, la bellezza dei boschi attraversati, la spettacolare vista della parete nord del Piombada da cui partono scivoli ghiacciati, la comodità di un fuoco amico in casera... Gli scorsi giorni ha nevicato, è tempo di ciaspole.

Risalgo la lunga sterrata che apre una breccia bianca in questo bosco di faggi secolari. C’è silenzio nell’aria, i fiocchi bianchi a terra e sui rami hanno l’enorme potere di attutire rumori che giungono da lontano. Ho lasciato la strada e le automobili di passaggio giù, solo qualche centinaio di metri ma sufficienti a farmi sentire l’unico abitante di queste montagne.


La neve a terra, al passare delle mie ciaspole, crepita come fosse polistirolo. Si alza in basse e minute nuvole di polvere, segno che il termometro è parecchio sotto allo zero. Solo una leggera scia dietro di me indica che le fatiche oggi mi condurranno a quel balcone bianco che è la radura dove sorge la Casera Avrint. Uno spiazzo che si apre in mezzo al bosco attorno a quota 1000m dove lo spettacolo delle valli carniche che confluiscono e si ritrovano nella conca tolmezzina va sempre in scena.


Nel silenzio del gelo anche le cime sembrano mute, attendono altre stagioni per riempirsi di vita. Ma è l’inverno che, in fondo, le orna di quei gioielli di ghiaccio che le fanno brillare di una luce ogni volta differente. Sta a noi avere lo sguardo giusto per accorgerci che in ogni giorno e ad ogni ora, per ciascuna nevicata le montagne di Carnia ci aspettano con una veste sempre nuova ed affascinante da scoprire.

Lascio il bosco alle spalle ed eccola la meta odierna: il piccolo edificio sorge a breve distanza, con il suo tetto rosso sommerso dalla coltre bianca e le piante di abete che paiono proteggerla dal troppo freddo. La vista della bassa Carnia mi accompagna sull’uscio della casupola, ne apro la porta e subito il profumo di caliggine mi da il benvenuto. Sono odori intensi che si fissano nella memoria e riportano alle radici della nostra terra, quando la sera attorno al fuoco del fogolar nonne e zie raccontavano storie di vita a facce di bimbi illuminate dalle braci. Le fiamme accompagnano anche la mia permanenza oggi quassù, fuori ha preso a nevicare fitto. Ancora contrasti in Avrint, di fuochi caldi e fiocchi di bianco dal cielo. Con l’ultima brace che si assopisce capisco che è giunto il tempo per me di ridiscendere a valle. Le racchette da neve – oggi – sono state anche lo strumento per un viaggio nella memoria di una terra di montagna, la Carnia. È stata una passeggiata di silenzi, di calori e ricordi della mia infanzia, di natura che aspetta immobile che il tuo sguardo si posi su uno dei tanti fiocchi di queste speciali montagne.


Omar Gubeila

P.S.: l’ambiente montano innevato riserva incredibili emozioni e scoperte ma va affrontato con le giuste conoscenze. Le temperature invernali richiedono l’utilizzo di indumenti adatti alla permanenza in ambienti freddi, obbligatorio quindi dotarsi di un vestiario consono e non dovranno mai mancare nello zaino capi di ricambio, guanti e berretto, oltre ad un buon thermos di the caldo e una merenda energetica. 
Ricorrere ad una guida qualificata, inoltre, è un ottimo suggerimento che mi sento di dare a chi non ha ancora avuto modo di formarsi adeguatamente sui possibili pericoli che la montagna d’inverno comporta.  
       
     



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